Risveglio di Raymond D. Cavendish

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    Sulla sommità di una ripida scogliera bianca, appoggiato all'ombra di un'alta lastra di pietra dello stesso colore, si trovava un uomo. Sembrava aver perso conoscenza ed era vestito con degli stracci bianchi, i piedi erano semplicemente fasciati con delle bende. Intorno a lui si trovavano solo pochi gabbiani che volteggiavano in cielo e il deserto, un'immensa distesa di sabbia con nulla in mezzo a colmare il vuoto che conteneva.

    OT//Sei svenuto, poggiato ad una roccia, non ricordi nulla sul tuo passano men che meno il tuo nome o il tuo potere. Descrivi cosa provi al risveglio e cosa fai.//OT
     
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    Non fu la luce accecante a fargli aprire gli occhi, non fu il gracchiare dei gabbiani nè il vento che spirava. Fu il silenzio. Sentiva che quel silenzio era innaturale, come se fosse un silenzio che non si poteva colmare con le sole parole.
    E infatti, aprendo le palpebre alla luce del sole, si ritrovò solo su di una scogliera a picco sul mare, senza sapere esattamente dove fosse. O perchè fosse lì. O chi fosse. E questa domanda cominciò immediatamente a tormentarlo senza più abbandonarlo: senza identità in un luogo sconosciuto. Si alzò in piedi, dolorante per la posizione scomoda in cui era stato a lungo (quanto? chissà) e cominciò a guardarsi intorno cercando di orientarsi.
    Scosse la testa, incapace di pensare ad altro oltre il possibile motivo per cui si trovava lì, quel generico lì che probabilmente lo avrebbe portato alla morte. Se ne stette un attimo fermo, a pensare alla tristezza di dover morire senza neanche sapere chi era, e poi decise semplicemente che non si sarebbe arreso alla morte così facilmente.


    Beh, se non so dove andare... Camminerò senza conoscere la direzione fino a quando non morirò, oppure tirerò le cuoia nel tentativo. Non ho molte altre scelte.


    Urlare non sarebbe servito a niente, era da solo in quel luogo. Ogni altra azione era superflua e avrebbe solamente consumato le sue energie, la risorsa più preziosa al momento.
    Si sentiva stranamente freddo, calcolatore, meccanico. Come se l'aridità del deserto avesse contagiato anche le sue emozioni. Era così che si sentiva, un essere umano?
     
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    L'uomo, determinato a non sprecare la sua occasione di salvarsi, stava per mettersi in cammino. Il segnale partì dal lobo motorio del suo cervello, attraversando il suo intero sistema nervoso per giungere fino all'estremità inferiori del suo corpo. La sua mente voleva camminare eppure qualche strano fenomeno gli impediva di farlo, come una sorta di paralisi, che però gli permetteva di starsene tranquillamente in piedi. Lo sguardo prima calmo e determinato iniziò a mutare, mostrando preoccupazione mista a curiosità. Che gli stava succedendo?

    Dopo alcuni secondi una sorta di cuneo iniziò a intrufolarsi nella sua mente, l'operazione non era dolorosa ma implicava un notevole fastidio oltre a sfumare la percezione del mondo esterno. Questo durò solo un istante ma per quell'uomo in particolare sembrava che il tempo non passasse mai, dilatato all'infinito per rendere quell'attimo una sofferenza interminabile, eppure quando tutto finì e il tempo tornò a scorrere come di consueto il ricordo dell'evento appena superato si adeguò al resto, tornò ad essere solo un attimo fastidioso in cui il suo corpo non rispondeva e la sua mente veniva violata con incredibile facilità.


    Sei una persona incredibile...davvero affascinante, dovresti essere fiero dei tuoi poteri Raymond.

    Di fronte a lui l'innaturale silenzio e la vastità del deserto furono colmati da una presenza, il suo aspetto intangibile e mutevole indicava inequivocabilmente che i due eventi era legati tra loro, di fronte a lui un immagine frutto della sua mente si stava complimentando con lui per qualcosa di cui non era assolutamente a conoscenza.

    OT//Nel tuo post puoi descrivere questo strano coso come un'essenza la cui forma cambia continuamente, passa dall'avere un aspetto simile al tuo, a quella di un vecchio vestito con una toga bianca passando per un insieme finito di persone totalmente casuali che ti ricordano qualcosa del tuo passato rimanendo sempre evanescente e sopratutto senza mai soffermarsi su un singolo aspetto. La sua voce ad ogni modo è calma, profonda, sempre la stessa. Chiedigli pure ciò che vuoi//OT
     
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2 replies since 8/3/2016, 19:41   18 views
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